MUSEO CIVICO – CASE DI SANTO STEFANO-GIBELLINA
22 giugno 1991
a cura di Achille Bonito Oliva
“La guerra è una convinzione sociale che autorizza due popoli a non parlare tra loro per un periodo di tempo, durante il quale si procede con tutti i mezzi e le armi possibili all’ammazzamento reciproco. La conseguenza finale porta alla vittoria dell’uno e alla sconfitta dell’altro, mediante il compito numerico delle vittime e dal rilevamento della distruzione umana e territoriale”.
Il Museo Civico di Gibellina ha ospitato I diari di guerra, circa 33 tele e carte di grandi e medie dimensioni, che Pizzi Cannella ha realizzato nel Gennaio del 1991 per narrare la sua personale visione della Guerra del Golfo.
“Opere nere, pagine affumicate di un diario visivo tutto risolto sulla superficie immobile dello spazio pittorico, su cui l’ambito territoriale della tragedia bellica viene ridisegnato, rifondato e riqualificato. L’artista, come un lucido e sentimentale agrimensore, traccia i segni labili di una mappa astratta e figurativa insieme. Figurativa in quanto rimando iconografico ai territori del Golfo. Astratta in quanto fondazione di un campo visivo che poggia sull’autonomia di un linguaggio segnico e cromatico. Allo spazio reale della guerra, l’arte oppone il tempo interno dei propri codici, fatti di distanziamento e d’intervallo”… “Esattamente come i territori tracciati dall’Artista non sono abitati, le opere non hanno titolo perchè non sono il risultato di un bottino di guerra, premio di vittoria o prezzo di pedita”.
Frammenti tratti da Nell’ arte non ci sono feriti, testo in catalogo a cura di Achille Bonito Oliva.